Sei in maledetto ritardo. Esci di casa, ti fiondi in macchina. Superstrada. Osservi la gente che si prepara per la cena oppure che rientra in casa dopo lunghe giornate di lavoro. Accendi il televisore per spengere definitivamente quei pensieri che quotidianamente assillano la nostra mente. Un momento per poter dire stop. Mi fermo. Tutto scorre sempre così veloce. Talmente rapido che non hai il tempo di accorgerti che il piumino che porti ha un foro, e ad ogni piccolo movimento, sbuffa piume come se fosse un cannone per la neve artificiale. Dal finestrino scorgi un miriade di lucine che alternandosi colorano di ritmi natalizi il nostro percorso. O mio Dio! Tra tutte le cose che dovevo fare non ho ancora comprato il regalo per mia sorella. Domani devo riuscire a ricordamelo.
Giri la rotonda, entri nel parcheggio. Spengi la macchina entri nel Foyer. Non sai come sia possibile, ma sei arrivato con ben 30 min di anticipo. Che fare? Attendere.
Nel teatro uno dei momenti più importanti è quella manciata di minuti che dividono l’attore dalla scena e allo stesso tempo lo spettatore dalla pièce. Un lasso di tempo in cui tutte le emozioni più viscerali tornano a galla. Spesso è proprio quella situazione che porta avanti la pratica teatrale e la magia che ci sta attorno. Tuttavia quando ci troviamo ad attendere nasce in noi una frustrazione tale che ci spinge verso la rabbia e l’intolleranza. Tutte le volte che abbiamo bisogno di qualcosa basta dirigersi verso un supermercato e tutto si apre ai nostri occhi con un semplice schiocco delle dita.
Quanto siamo disposti a concederci di tempo per raggiungere un obiettivo senza farci inondare dalla fugacità dell’esistenza?
Da “Aspettando Godot”:
Estragon: “Dicevi che dobbiamo tornare domani?”.
Vladimir: “Sì”.
Estragon: “Allora ci procureremo una buona corda”.
Vladimir: “Giusto. […]”.
Estragon: “Non posso più andare avanti così”.
Vladimir: “Sono cose che si dicono”.
Estragon: “Se provassimo a lasciarci? Forse le cose andrebbero meglio”.
Vladimir: “C’impiccheremo domani. A meno che Godot non venga”.
Estragon: “E se viene?”.
Vladimir: “Saremo salvati”.