Un’ora al giorno passava così, d’inverno, davanti alla laguna. Lì dove il fango si mescolava ai ciottoli, e dove Arianna si sporgeva dal passeggino calando le mani verso terra – troppo piccole, troppo lontane – lì stava il mare basso dell’Adriatico. Non c’erano gondole, basiliche o leoni di pietra. Non passavano grandi navi. Aurora, Giovanni e Arianna non avevano davanti altro che un lungo orizzonte sempre uguale.
Si erano fermati a una certa distanza l’una dall’altro; lei veniva da casa, a piedi, portandosi dietro la bambina di due anni e mezzo. Arianna continuava a sporgersi in avanti per avvicinarsi alle onde – troppo lontane! – e Aurora se ne stava sopra di lei, ad adocchiarla da dentro la pezzuola. Una vita da sarta le aveva fatto venire i calli all’indice e in quell’ora di riposo davanti al mare se li pungeva, li piegava un po’, e all’improvviso – ah, la camicetta della Luisa, e poi il vestito di Maria, la gonna di Carla, e tutto ciò che l’attendeva una volta rientrata a casa.
«Dorme di notte l’Arianna?».
Giovanni la guardò per qualche secondo, stringendo il manubrio della bicicletta.
«Ci sta facendo l’abitudine».
Con le mani da operaio aveva afferrato da una parte i freni e dall’altra il sellino, e si teneva sulla gamba sinistra appoggiando l’altra sul pedale. Faceva ancora troppo freddo per uscire senza sciarpa e cappotto, ma nella fretta non li aveva presi. L’ora d’aria significava vedere quelle due donne – una grande, e l’altra ancora troppo piccola – infagottate negli abiti, nella pezzuola, nelle camiciole, e da ultimo nell’aria dolciastra della sua vecchia casa. Non c’era un’altra occasione al giorno per un incontro. Si lavorava dalla mattina alla sera, e la domenica c’erano le famiglie.
«E tu?».
Giovanni la guardò di nuovo, sperando che qualcosa accadesse. Ma il riposo si era impadronito di ogni cosa: il mare sembrava placarsi ogni minuto di più, i gabbiani si erano allontanati, e persino la piccola Arianna giaceva addormentata nell’aria immobile. Il tempo si sfaldava in quella quiete. Aurora e Giovanni non erano separati dalla volontà o dalle circostanze, ma da quella sospensione nelle proprie vite.
Lei non rispose, all’inizio. Non si era avvicinata di un passo, continuava a vegliare sulla bambina e a torcersi le dita dietro la schiena. Niente poteva essere diverso da come si era stabilito. Un’ora soltanto ogni giorno, davanti al mare, per provare che entrambi erano vivi, e che l’Arianna cresceva.
«Io sto bene».
Aurora si era assunta l’obbligo di credere a tutto quel che diceva. Credeva a Santa Rosalia, alle vecchie del paese e alle parole che pronunciava. Giovanni invece credeva a tutti i silenzi che stanno dietro le parole. L’errore stava più indietro. L’ora di riposo dell’operaio, quel giorno che non erano andati al mare, gli era costata cara.