Salvador Dalí nato nel 1904 fu un abile pittore spagnolo, ma con un cugino della zia di vicinissimo grado (13esimo) empolese. Noi dell’Empovaldo perciò ci appropriamo di questa meravigliosa opera d’arte che presto andremo a descrivere, ma non prima di avervi raccontato un paio di andedoot, aneddott, insomma… qualche informazione sul famoserrimo Dalì.
Il suo talento artistico trovò sfogo davvero in molti ambiti, ma quello senza dubbio più riuscito fu la performance di farsi crescere dei vistosi ed eccentrici baffi, che sono tuttora una sua caratteristica inconfondibile. “L’icona Dalìniana per eccellenza”.
Tuttavia molti lo trovavano irritante, tanto era eccentrico ed egocentrico, tanto che spesso affermava: “Ogni mattina, appena prima di alzarmi, provo un sommo piacere: quello di essere Salvador Dalí ed essere un figo da paura!”.
Nella vita privata poi davvero strano decise di prendersi svariate mogli e amanti di dubbia sessualità ed età, le più famose erano: Gala, conosciuta per aver inventato il cioccolato bianco e le caramelle al latte. E la grande Amanda Lear, amata soprattutto per la sua musica durante le feste di capodanno sbronze, la voce mascolina e le tutine brillantose anni ’80.
Ma si sa, i gusti son gusti! Come disse quello che si ciucciava il calzino.
Insomma, nella sua vita il surrealismo la faceva da padrone, basti pensare al suo quadro più famoso “gli orologi da taschino” dove si vedono orologi flosci e sul punto di liquefarsi, immagine che tutti ricordano. Da cosa fu ispirato? Quell’anno era un’estate molto torrida? Oppure era solo strafatto di sangria? Probabilmente la seconda…
Ma veniamo all’opera che dobbiamo descrivere, un autoritratto in bianco e nero del nostro celebre Salvador colto evidentemente di sorpresa, coi tratti deformati dallo stupore. Nel suo sguardo, immortalato a copulare con la sua amata c’è un adorabile asinello. I baffi di Dalì si drizzarono per l’emozione e decise di dedicare loro questo capolavoro, il cui titolo è “ORCOBOIACOMECEL’HA!”