Ecco a voi il celebriss …celebro … insomma Uno dei più conosciuti dipinti dell’espressionismo: il bercio di Edvard Munch.
Come molti sapranno l’opera descrive l’angoscia dell’artista norvegese di origini, ma empolese d’adozione, che cercò a lungo di recarsi a Sovigliana per andare all’apertura del nuovo locale: il Jaiss! pur non riuscendoci mai a causa delle crisi di panico che lo colpivano ad attraversare i ponti. La colpa pare sia tutta da attribuire agli amici di Edvard (soprannominato Vardo il Tardo) che gli raccontavano storie dell’orrore su strane creature anfibie (per chi non è scientifico, sono quelle che portano gli stivali) che vivevano sotto i ponti, risalivano i fiumi e l’avrebbero ucciso dopo una lenta agonism… agonà… via giù, l’avrebbero fatto patire abbestia.Decise così di dipingere le sue emozioni e tragedie su cartone con tempere, olio, sale, pepe, peperoncino e caciocavallo. In primo piano possiamo vedere Vardo, dipinto con le nobili fattezze d’asino per dimostrare l’amore e lo spirito d’appartenenza che provava per la cittadina empolese e le sue tradizioni. I colori sullo sfondo, sono evidentemente sbagliati: aveva finito il verde e forse qualche altro ingrediente dal frigorifero, perché il paesaggio non è verosimile, né rassomigliante, poi per fortuna sullo sfondo dell’opera ci regala la perla: la vista dei due suoi due amici Astronzjøn e Merdja che se la ridono mentre lui bercia come un dannato con la faccia deformata dall’orrore. Come molti suoi quadri è stato dipinto in più versioni, quattro in totale, che guarda caso sono anche le volte che provò ad attraversare il ponte di Sovigliana prima che fuggisse pervaso dal terrore ed iniziasse ad intonare urlando con accento norvegese:
Il Bercio
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1 commento
Interessante,divertente e intrigante con i ricordi per un plebeo che legge
D